ADHD : DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE IMPULSIVITA’ e IPERATTIVITA’
Il Disturbo da Deficit di Attenzione Impulsività e Iperattività è una problematica di tipo neurologico; interessa il bambino sin dai primissimi anni di vita e si mantiene durante l'infanzia e l'adolescenza e spesso persiste anche da adulti. I bambini e gli adolescenti interessati da questo disturbo fanno molta fatica a concentrarsi e presentano la tendenza ad agire impulsivamente, ossia senza valutare ciò che stanno facendo e le conseguenze che ne derivano. Inoltre, presentano delle difficoltà nella modificazione del loro comportamento sulla base di riflessioni che potrebbero trarre dai risultati negativi scaturiti da comportamenti disfunzionali. I bambini non riescono a rimanere tranquillamente seduti per molto tempo. I recenti criteri diagnostici del DSM 5 hanno portato il limite di età per una diagnosi fra i 7 e i 10 anni, ciò significa che un bambino o un ragazzo non sviluppano un deficit di attenzione e iperattività improvvisamente, ma i sintomi devono essere già presenti prima dei 10 anni.
Tre costellazioni di sintomi per descrivere clinicamente un bambino con ADHD: deficit di attenzione, iperattività e impulsività.
DEFICIT DI ATTENZIONE. Il bambino presenta una difficoltà nel regolare l'attenzione pur avendone le potenzialità, purtroppo il disturbo si caratterizza invece come una difficoltà a dirigere la propria attenzione in modo funzionale verso un certo tipo di compiti e di attività.
Le manifestazioni riguardano:
- mantenere solo per breve tempo l'attenzione su compiti proposti da docenti adulti;
- cambiano attività velocemente qualora sia concessa loro una scelta spontanea;
- rivolgono più spesso l'attenzione verso circostanze irrilevanti presenti nell'ambiente.
IPERATTIVITÀ. Con ciò si intende un eccesso di movimento del ritmo delle attività, sono bambini che appaiono come nervosi, agitati e irrequieti.
IMPULSIVITÀ ossia agire senza riflettere; questa circostanza può portare il bambino a mettersi in situazioni piuttosto pericolose in quanto non prevede le conseguenze delle proprie azioni. L'impulsività comporta, di conseguenza, non attenersi alle regole e una particolare irrequietezza e irruenza quando si trova insieme ai pari.
SINTOMI PRINCIPALI del bambino con ADHD (APA, 2000):
- Ha difficoltà a rimanere seduto quando gli viene richiesto di farlo.
- Si muove in continuazione anche quando è seduto.
- Spesso fa cose pericolose senza pensare alle conseguenze (ad esempio correre in strada senza guardare).
- È in movimento continuo, come se avesse dentro un motore.
- Spesso parla eccessivamente rispetto ai coetanei.
- Ha difficoltà ad attendere il proprio turno nei giochi o nelle attività in gruppo.
- Risponde impulsivamente, prima che la domanda sia stata terminata.
- Interrompe o si intromette in modo inadeguato (ad esempio, si mette bruscamente in mezzo mentre altri bambini giocano o degli adulti parlano).
- Passa da un'attività ad un'altra senza concluderne nessuna.
- Si fa facilmente distrarre da altri stimoli.
- Non sembra ascoltare quando gli si parla direttamente.
- Ha difficoltà a organizzarsi nelle attività che dovrebbe svolgere.
- Fatica a mantenere l'attenzione, sia nelle attività scolastiche che nel gioco (anche se può riuscire a mantenere a lungo l'attenzione in un videogioco).
- Ha difficoltà a seguire le istruzioni che gli vengono date (ad esempio, non riesce a finire un compito assegnato).
- Perde o dimentica il necessario per attività a casa o a scuola (giocattoli, matite, libri, tuta, compiti).
- Evita o è riluttante a impegnarsi in compiti che richiedono sforzo mentale prolungato.
- È sbadato nelle attività quotidiane.
QUESTO DISTURBO COLPISCE CIRCA IL 4% DEI BAMBINI IN ETÀ SCOLARE.
CAMPANELLI D’ALLARME
- non presta attenzione ai particolari
- ha difficoltà nel mantenere l’attenzione su compiti e attività per tempi prolungati
- non ascolta e non segue le istruzioni
- ha difficoltà ad organizzarsi nei compiti e cerca di evitare quelli che richiedono sforzo ed impegno mentale protratti
- non rispetta il proprio turno d’intervento
- parla e interrompe continuamente gli altri
- è invadente.
In questo caso, la diagnosi arriva con circa 4 anni di ritardo, rispetto agli altri casi e rende ancora più difficile l’approccio.
CARATTERISTICHE SECONDARIE DELL’ADHD:
- scarso rendimento scolastico/disturbi specifici di apprendimento
- bassa autostima
- difficoltà di relazionarsi con i coetanei
- aggressività verbale/fisica
L’ADHD È UN DISTURBO CARATTERIZZATO DA UN DEFICIT DI AUTOREGOLAZIONE DELLE FUNZIONI ESECUTIVE:
Inibizione della risposta
- non sa quando tacere e quando intervenire
- non rispetta il proprio turno
Pianificazione
- non pianifica il lavoro
- non ordina il materiale
Memoria di lavoro
- non ritiene le informazioni
- non ricorre a strategie per “tenere a mente”
CARATTERISTICHE DEL BAMBINO CON ADHD
- è poco popolare
- non è particolarmente antipatico (alcuni sono addirittura simpatici)
- non è cercato dai coetanei
- è in grado di farsi amicizie, ma non di mantenerle, a causa della sua impulsività
- tende ad imporsi aggressivamente nel gioco (liti, zuffe)
- viene evitato dagli altri bambini
- viene escluso dai giochi (perché non accetta e non rispetta le regole, le stravolge a proprio favore, vuole imporsi …)
difficoltà relazionali
- scarsa abilità di partecipazione adeguata alle attività
- scarsa abilità a porre richieste in modo corretto
- scarsa abilità a fare complimenti
- poca attenzione agli indizi emotivi e sociali degli altri
- scarse abilità sociali
- uso inadeguato degli approcci sociali
- inadeguata consapevolezza degli effetti del proprio comportamento sugli altri
- scarsa empatia
- incomprensione dei feedback
Vivere accanto ad un bambino con ADHD è molto faticoso e i genitori si trovano a dover affrontare un compito gravoso. Spesso non comprendono come, nonostante i loro insegnamenti, il figlio possa comportarsi in modo così inaccettabile; vanno in crisi, tendono ad autoaccusarsi pensando di aver fallito nel loro ruolo di educatori. Relazionarsi ad un bambino con ADHD è complicato e occorre una stretta collaborazione tra famiglia, scuola e specialisti.
Affinché i bambini non si percepiscano, e non vengano di fatto, isolati dagli altri a causa del loro comportamento eccessivamente disturbante, è necessario migliorare le loro competenze relazionali.
Il loro comportamento può, in alcune circostanze, configurarsi come una difesa: più l’ambiente li isola, più si sentono inadeguati, la stima di sé peggiora, diventano depressi e peggiora anche la loro irrequietezza. Per aiutare il bambino è necessario individuare i suoi punti di forza oltre a quelli di debolezza.
Sul piano didattico è opportuno focalizzare l’intervento sulla metacognizione stimolando la consapevolezza del bambino sui propri processi di attenzione e memoria. Nei casi più complessi è possibile che venga consigliato ai genitori da parte del neuropsichiatra infantile l’uso di un farmaco. Il disturbo ADHD si manifesta in almeno sei atteggiamenti tipici e per almeno sei mesi continuativi. L’esordio non è improvviso, evolve nel tempo con una certa gradualità. Compare già nei primi anni di vita e conclamandosi in ogni contesto relazionale (casa, scuola, sport, catechismo, ecc.). Per il bambino con ADHD valutare la gravità delle conseguenze delle proprie azioni è difficoltoso, di conseguenza è fondamentale intraprendere un intervento psicoeducativo precoce che migliori le abilità sociali.
INTERVENTO TERAPEUTICO
- parent training
- teacher training
- training con il bambino
percorso psicopedagogico per genitori e insegnanti finalizzato all’acquisizione di più efficaci competenze psicoeducative e alla costruzione di un ambiente che favorisca l’autoregolazione e la riflessività del bambino.
strategie di insegnamento delle abilita’ sociorelazionali
- riflettere sul proprio comportamento in relazione agli altri
- ascoltare gli altri, dimostrando di avere capito (chiediamogli di ripetere quello che abbiamo detto)
- mantenere il contatto oculare
- pretendere che rispetti i tempi della comunicazione
- insegnare quando iniziare una comunicazione e quando concluderla
- insegnare l’ascolto
- insegnare a selezionare le parole, a non offendere, ad attendere che anche gli altri abbiano finito di parlare
- ripetere le istruzioni
- insegnare a condividere
- insegnare ad accettare le sconfitte e a sopportare le frustrazioni
- insegnare ad accettare il compromesso
- insegnare a dare e ricevere aiuto e ad accettare la risposta dell’altro che potrebbe essere negativa
- insegnare a ringraziare e a scusarsi.
favorire l’autoregolazione a scuola:
- concordare obiettivi comportamentali e didattici a breve, medio e lungo termine
- mantenere l’ordine del materiale didattico e del banco
- verificare che i compiti siano sempre appuntati sul diario
- favorire l’uso di strumenti multimediali
- assicurarsi che abbia prestato attenzione alle consegne e pianificare l’esecuzione del compito
- pianificare le interrogazioni e le verifiche suddividendole in più fasi
- concordare il tempo necessario per l’esecuzione del compito
- valutare il suo impegno in base al rispetto degli obiettivi concordati
- valutare i compiti sul piano dei contenuti e non formale
- non utilizzare la sospensione della ricreazione (sarebbe deleterio per un iperattivo) o copiatura aggiuntiva di compiti o eliminazione di incarichi (che invece vanno assegnati per valorizzarlo)
- gratificarlo spesso.
- verifiche con poche domande
- coinvolgerlo in attività di gruppo, cosicché non si senta e non venga isolato.
USO DEI SOFTWARE IN TERAPIA
Durante l’intervento terapeutico con il bambino, presso il nostro studio, vengono utilizzati numerosi e aggiornati software. Questi strumenti, concepiti e realizzati in base alle più recenti ricerche scientifiche riguardanti i molteplici disturbi dell’età evolutiva, in ambito cognitivo e metacognitivo, del linguaggio, emotivo-relazionale e dell’apprendimento, hanno la caratteristica di:
- velocizzare i processi di apprendimento del bambino
- offrire un’ampia gamma di attività
- implementare attività selezionate e mirate
- aumentare l’attenzione
- monitorare i progressi del bambino con parametri più precisi
- rendere accattivanti, coinvolgenti e motivanti le attività
- mantenere l’aspetto ludico della terapia attraverso le espressioni dei vari personaggi animati protagonisti dei giochi didattici
- apprendere l’uso del computer
TGC: TERAPIA DI GIOCO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE IN ETÀ PRESCOLARE
I principali contributi della TGC consistono nella possibilità di coinvolgere positivamente i bambini in età prescolare e renderli partecipanti attivi al processo di cambiamento. Gli interventi cognitivi e comportamentali sono compresi in un paradigma di terapia di gioco in modo sistematico ed orientato al raggiungimento dello scopo da conseguire.
I dieci principi che rendono valido questo tipo di approccio con i bambini piccoli si fondano sul fatto che la terapia si effettua sul modello educativo e cognitivo dei disturbi emotivi, è breve e limitata nel tempo. Affinché la terapia sia efficace è necessaria una valida relazione affettiva con il bambino, condizione necessaria per poter strutturare la terapia e renderla direttiva al fine di risolvere il disagio. Anche il rispetto delle consegne che vengono impartite a casa rientra fra i principi terapeutici.
Il ricorso a materiali educativi visivi e manipolabili serve a facilitare i processi di comprensione del bambino e a coinvolgerlo in attività stimolanti e divertenti.
Efficacia della TGC
- coinvolge il bambino nella terapia attraverso il gioco;
- si focalizza sui pensieri, sui sentimenti, sulle fantasie e sull’ambiente del bambino;
- propone strategie per lo sviluppo di competenze più adattive;
- è strutturata, direttiva e orientata ad un obiettivo;
- comporta l’impiego di tecniche empiricamente dimostrate (es. Modeling);
- consente un controllo del trattamento.
Non curare di un bambino con ADHD può comportare disagi evolutivi in vari contesti esistenziali. Disturbi di personalità e relazionali, insuccessi scolastici e lavorativi, possibili comportamenti devianti nell’età adulta, più o meno gravi.