Ogni giorno i quotidiani e la televisione affrontano il delicato tema del bullismo nelle sue molteplici manifestazioni. Spesso la questione della pericolosità e l’esigenza di controllo sembrano prevalere sull’interesse del bambino e dell’adolescente e dell’analisi in termini sistemici. Il bullismo allora può essere interpretato solo come “problema sociale”, la cui soluzione rischia di essere rintracciata nella punizione e nella repressione del comportamento aggressivo. Con il termine bullismo si definiscono le azioni aggressive o i comportamenti di manipolazione sociale tipici di gruppi di pari, perpetrati in modo intenzionale e sistematico da uno o più persone ai danni di altre. Il termine italiano bullismo è la traduzione letterale della parola “bullying”, termine inglese usato nella letteratura internazionale per connotare il fenomeno delle prepotenze tra pari in un contesto di gruppo.
COMPORTAMENTI DI BULLISMO RIPETUTI NEL TEMPO:
a livello fisico ( punzecchiare, tirare i capelli, picchiare, dare calci e pugni, rinchiudere in unastanza, danneggiare le proprietà dell’altro, ecc.);
a livello verbale ( linguaggio offensivo, telefonate offensive, estorsione di denaro o beni materiali, intimidazioni e minacce, prese in giro e offese per il colore della pelle, linguaggio molesto e allusivo, dicerie e bugie sul conto di qualcuno);
a livello non verbale ( fare brutte facce o gesti rudi, manipolare o danneggiare rapporti di amicizia, escludere sistematicamente e isolare socialmente, inviare lettere scritte o frasi offensive);
attività criminali antisociali ( ferite fisiche gravi, minacce con armi, furti, abusi sessuali).
I PROTAGONISTI
I ruoli dei partecipanti individuati in un atto di bullismo, da varie ricerche, sono sei:
bullo: prende attivamente l’iniziativa nel fare prepotenze ai compagni;
aiutante: agisce in modo prepotente ma con una posizione, secondaria nel gruppo, di “ seguace ” del bullo;
sostenitore: agisce in modo da rinforzare il comportamento del bullo, ad esempio ridendo, incitandolo o solo stando a guardare;
difensore: prende le difese della vittima consolandola;
esterno: non fa niente, cercando di rimanere fuori dalle situazioni di prepotenza;
vittima: subisce più spesso le prepotenze.
CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE DEL BULLO
Il bullo dominante
maschio, più forte fisicamente o psicologicamente rispetto ai compagni;
presenta un’elevata autostima ed è caratterizzato da un atteggiamento favorevole verso la violenza;
ritiene che l’aggressività possa essere positiva poiché aiuta ad ottenere ciò che si vuole ed è sempre pronto a giustificare il proprio comportamento aggressivo sia verso i compagni che verso gli adulti;
oltre a prendere l’iniziativa nell’aggredire istiga altri compagni a farlo.
Il bullo gregario
più ansioso del precedente, con difficoltà scolastiche, poco popolare nel gruppo ed insicuro;
aiuta e sostiene il bullo per acquisire identità e affermazione nel gruppo.
CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE DELLA VITTIMA
Vittima passiva
è ansiosa o sottomessa, che segnala ai bulli la sua insicurezza e difficoltà a reagire;
ha bassa autostima, opinione negativa di sé, esclusa dal gruppo, cerca la vicinanza degli adulti, il rendimento scolastico peggiora alle medie e spesso si auto-colpevolizza;
i più vulnerabili sono bambini di diversa cultura o diversamente abili.
Vittima provocatrice
assume comportamenti che causano tensione nei compagni e negli adulti, provocando reazioni negative a proprio danno.
Prendere consapevolezza di ciò, deve condurre al monitoraggio e ad interventi continui nel tempo, con la collaborazione fra tutti gli adulti responsabili del benessere dei ragazzi, in ogni contesto educativo e possibilmente avvalendosi di personale esperto con progetti a breve, medio e lungo termine.